Sui tersi balconi dell’avvenire si ripiega in me una stortura frastagliata dalle spine di un gozzo,
gocciolando mi si miete il cielo sulla saga dei tetti lenti del meriggio
che come un antico orologio il ticchettio della pioggia
scandisce.
Sui tersi balconi dell’avvenire si ripiega in me una stortura frastagliata dalle spine di un gozzo,
gocciolando mi si miete il cielo sulla saga dei tetti lenti del meriggio
che come un antico orologio il ticchettio della pioggia
scandisce.
Ho fatto anch’io alcune foto dietro ai vetri bagnati ed appannati dalla pioggia, hanno sempre il loro fascino.
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ti denuncio per plagio 😛
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🙂
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la cosa suscita forse la tua ilarità?
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Bella la foto!
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e la poesia? 😛
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L’atmosfera creata dalla poesia mi è molto piaciuta e l’ho trovata in perfetta sintonia con l’ immagine scelta, quindi direi che l’apprezzamento della foto non ha inteso escludere quello della poesia. Un barlume di perplessità però c’è stato: non sono riuscita a inquadrare in modo soddisfacente la parola “gozzo” nel contesto, preferendo in ciò mio il “ghiozzo.” Ma il
poeta sei tu !
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ma forse non consideri che il gozzo è anche una barca in legno
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Considero attentamente… ma le spine?
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non c’è gozzo senza spine, ricordatelo ahah
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