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“L’uomo è un cavo teso tra la bestia e il superuomo, – un cavo al di sopra di un abisso. Un passaggio periglioso, un periglioso essere in cammino, un periglioso guardarsi indietro e un periglioso rabbrividire e fermarsi.
…. Io amo colui l’anima del quale trabocca da fargli dimenticare se stesso, e tutte le cose sono dentro di lui: tutte le cose divengono così il suo tramonto. Io amo colui che è di spirito libero e di libero cuore: il suo cervello, in tal modo, non è altro che le viscere del cuore … Io amo tutti coloro che sono come gocce grevi, cadenti una a una dall’oscura nube incombente sugli uomini: essi preannunciano il fulmine e come messaggeri periscono. Ecco, io sono un messaggero del fulmine e una goccia greve cadente dalla nube: ma il fulmine si chiama superuomo.“
(F. Nietzsche)
Penna a sfera e matite colorate su carta A4.
Disponibile anche in formato blockchain: opensea.io/bananartista
Un mio umile omaggio visivo al maestro dell’esistenzialismo mitteleuropeo Karl Jaspers.
Tecnica mista e colori digitali su carta cartacea.
Disponibile anche sotto forma di token non fungibile: opensea.io/bananartista
“Il folle uomo balzò in mezzo a loro e li trapassò con i suoi sguardi: “Dove se n’è andato Dio? – gridò – ve lo voglio dire! Siamo stati noi ad ucciderlo: voi e io! Siamo noi tutti i suoi assassini! Ma come abbiamo fatto questo? Come potemmo vuotare il mare bevendolo fino all’ultima goccia? Chi ci dètte la spugna per strusciar via l’intero orizzonte? Che mai facemmo, a sciogliere questa terra dalla catena del suo sole? Dov’è che si muove ora? Dov’è che ci moviamo noi? Via da tutti i soli? Non è il nostro un eterno precipitare? E all’indietro, di fianco, in avanti, da tutti i lati? Esiste ancora un alto e un basso? Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla? “
F. Nietzsche
Penna a sfera su carta A4.
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Mi sottraggo alla catena infinita dei bisogni e dei desideri quotidiani, con un appagamento immobile e compiuto.
Riflettiamo insieme:
La banana rappresenta l’Esserci, la pura presenza dell’ente antico, l’autentica de-razionalizzazione del pensante.
La banana autentica realizza emotivamente la radicale nullità dell’inesistenza.
E dinanzi a questa totale non-definitività mi ritrovo in cospetto della nudità del mio destino.
Ed è così che, esplicitamente, porto il problema a soluzione nella piena trasparenza di se stesso.
Esso si manifesta nell’amor fati mentre la contraddizione permane soltanto nel substrato fenomenico.
gli ĄVØ costituiscono un tesseratto magicko di esperienze illusorie, matematica per irrazionale e sacra devozione all’arte
iperirrazionale.
Il loro impegno è interamente integro e frazionato in un Unicum universalis senza tempo
il loro mantra, nel sempre che li riempie di sostanze,
è:
la penombra del torchio sembra esasperante e asprigna, eppure l’habitus avico predispone, mitiga, cicatrizza.
[Così fila benone]
e la sfumatura è bella
il macigno –
Allegrona è la loro natura
allergéna l’innatura che li inplasma
trincea atavica, DIVENIENTE
— demistificazione —
ed il passerotto cinguetta
— simplettico —
noi arcoba-linee sull’abisso
noi cavalli acrobati!
noi trafori assoluti!
agitate, gocciolanti schegge B L U cobalto.
[credo che l’assemblìo sia una magna summa]
Lasciate grandinare e annebbiare il delizioso nettare degli ĄVØ:
Esso vi asseterà di eterne Oasi perdutamente complete di ogni incantevolmente MIRACOLOSA perfezione.
Pippe.
gli ĄVØ sono:
Lio Drocas, Lau Dresatè, (b)ananartista orgasmello sbuffuff, Mel Tarfuch, Circio Gnioing Matongo, Claire Demaille, Natasha Tornelli
Le quattro cause aristoteliche.
Questa volta fra le antinomie della percezione ho scelto la doxa della verità.
Nel tragitto del mio tratto potete notare qualche molecola, un rebus e parecchi diademi.
(Empoli).
“Lo slancio di vita di cui parliamo consiste, insomma, in
un’esigenza di creazione. Esso non può creare in senso assoluto,
poiché incontra davanti a sé la materia, cioè il movimento opposto
al suo. Ma si impadronisce di questa materia, che è la necessità
stessa, e tende a introdurvi la maggior quantità possibile di
indeterminazione e di libertà.”
(Henri Bergson – L’evoluzione creatrice)
P.S.
tempo della scienza o tempo della vita?
“È destinata a sopraggiungere una luce infinita, a cui tengon dietro altre infinite luci, ognuna delle quali conserva le luci da cui è preceduta. […] La Gloria della terra […] è l’oltrepassamento senza fine della terra isolata e di ogni configurazione della stessa terra che salva […]. La Gloria della Gioia e il dispiegamento infinito […] dei sempre più alti altipiani della terra che salva, in ognuno dei quali sopraggiunge l’apparire delle forme sempre più concrete e più ampie della Gioia del Tutto.“
Emanuele Severino
Eccone un’altra.
L’ennesima autenticamente contemporanea, esplicitamente intersoggettiva e dischiusa come un uovo di Pasqua.
Eppure siamo a Capodanno. Festeggio un anno al secondo.
Poi mi estraneo.
Sviscerandomi di ogni connotazione, di ogni industria, di ogni Barbagia
raggiungo la sintesi e la pensabilità del modello si dissolve improbabilmente.
—
Liberamente ispirato da:
Testimoniando il destino
Interiorizzo l’occhio oggettivante e con abiti succinti denudo il doppio della mia arte.
Lo sguardo del web de-umanizza il desiderio.
pezzi di nulla si accartocciano in me.
sono uno scivolo fatato in cerca di emozioni.
il mio polso è una navicella spaziale.
frammenti di essere svuotano la mia pace.
E’ necessario constatare l’assenza di soggetto.
E da questo punto zero diramare il discorso che non può essere detto.
Assenza di soggetto totale.
Questa sarà la nostra liturgia dell’errore.
Si tratta dell’inevitabile conseguenza:
ampliare l’irraggiungibilità di ogni immagine
inconcludentemente.
“Qualsiasi persona capace di farti arrabbiare diventa tuo padrone;
egli può farti arrabbiare solo quando tu permetti a te stesso di essere disturbato da lui.”
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Here the term “language-game” is meant to bring into prominence the fact that the speaking of language is part of an activity, or of a form of life. Review the multiplicity of language-game in the following examples, and in others:
* Giving orders, and obeying them—
* Describing the appearance of an object, or giving its measurements—
* Constructing an object from a description (a drawing)—* Reporting an event—* Speculating about an event—
* Forming and testing a hypothesis—
* Presenting the results of an experiment in tables and diagrams—
* Making up a story; and reading it—
* Play-acting—
* Singing catches—
* Guessing riddles—
* Making a joke; telling it—
* Solving a problem in practical arithmetic—
* Translating from one language into another—
* Asking, thanking, cursing, greeting, praying.>>
Tale a mummiforme uroboro, ho reincarnato in me, per l’ennesima interminabile volta,
l’eterno ritorno dell’uguale.
Questo è il risultato.
“Atto che realizza il nostro essere spirituale, come il solo essere
di cui si possa in concreto parlare. Atto che non ha né
passato né futuro, poiché nella sua eterna immanenza
esso contiene dentro di sé e perciò supera ogni tempo
e ogni parte che nel tempo venga distinta come succes-
siva ad un’altra o precedente. Atto vivo, il cui essere
è nel realizzarsi, e che non è mai perciò tutto, né mai
nulla; ma tutto diviene annientando ogni nulla. Punto
che è centro di tutto, infinita energia in cui si attua ed
ha concretezza ogni energia: l’universo naturale, che si
specchia nel corpo d’ognuno, e come quel corpo determi-
nato si specchia nella coscienza dell’individuo; il quale
è coscienza perciò del tutto, e quindi possiede l’ infinita
capacità di dire parole che sono immortali come espres-
sione di verità eterne;”
Introduzione alla filosofia
«“Prassi” è la parola con la quale il pensiero greco indica in generale, e una volta per tutte nella storia dell’Occidente, l’azione in quanto forza consapevole che conduce le cose nell’essere e nel niente (“le cose” nel senso più ampio di questa espressione: stati “esterni” e “interni”, forme, situazioni, rapporti, processi – ogni non-niente). La “prassi” appartiene all’essenza del nichilismo: è una delle categorie fondamentali secondo cui il nichilismo pensa le cose. È quindi una delle categorie fondamentali dell’errore».
Emanuele Severino