
Centrifugato di passione

Centrifugato di passione

“Se ami una persona, lasciala andare, perché se ritorna, è sempre stata tua. E se non ritorna, non lo è mai stata.”
Khalil Gibran

E’ necessario constatare l’assenza di soggetto.
E da questo punto zero diramare il discorso che non può essere detto.
Assenza di soggetto totale.
Questa sarà la nostra liturgia dell’errore.
Si tratta dell’inevitabile conseguenza:
ampliare l’irraggiungibilità di ogni immagine
inconcludentemente.

“Qualsiasi persona capace di farti arrabbiare diventa tuo padrone;
egli può farti arrabbiare solo quando tu permetti a te stesso di essere disturbato da lui.”

Un fantasma si aggira in me.

“Ogni difficoltà su cui si sorvola diventa un fantasma che turberà i nostri sonni.”
(Fryderyk Chopin)

“Here he comes
The night is like a glove and he’s floating like a dove
That catches the wind in the deep blue sky
Here he comes
The boy who tried to vanish to another time
Is no longer here with his sad blue eyes”


+ Candore immenso si sprigiona nella fucina di Vulcano,
sta pe
r nevic
ar
e +

Antiche orde di druidi sancirono vita e morte su questi levigati interstizi

Barbigli navali inabissati sull’orlo della tua faccia.
Facciata di chiesa romanica sradicata, decadende, con mattoncini freschi e buoni.
Odor di lavanda. Preziose ore sparse come prezzemolino sulla mente.
“La poesia è un codice senza messaggi:
l’essenza della maschera non è la maschera ma la faccia disotto,
assoluta, segregata,
derelitta e peregrina”
—
Utopia sfocata: un’incomunicazione assolutamente evidente:
raramente ho visto tasselli così casualmente ben uniti
—
Indefinitamente
—
Oppure la frutta avariata,
derelitta, peregrina
lettera sparsamente sparsa
che raggela il sangue nelle vene.
Su tutti i miei canali, a reti unificate.

La mia perversa devozione al sommo poeta nato a Milano nel 1932.
Barlumi.
(Ed ombrelli).

Ecco il mio auto-tronco-ritratto.
Ecco come sono.
Non mi stuferò mai di farmi selfie.
Adoro fotografarmi e mostrare al popolo le mie grazie.
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Questo fotogramma deve ancora nascere.
Ma nel frattempo puoi rincorrere questa stella.

“Il dottore aprì la finestra e il rumore della città si fece di colpo più forte. Da un’officina poco lontano giungeva lo stridio breve e ripetuto di una sega meccanica. Rieux trasalì. Ecco dov’era la certezza, nel lavoro di tutti i giorni. Il resto era appeso a fili e movimenti insignificanti, su cui era inutile soffermarsi. L’essenziale era fare bene il proprio lavoro.”
Albert Camus

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saggia questo mio raggio, laggiù è già maggio,
fra i mogi faggi pigia i bigi righi e ridi ora che
lo stige esige un ligio fregio sui fradici grigi mici bruci.

Voragine immensa.
Coperchio senza ombra.
Cippo minerario fluente, ricco di sbandamenti.
Il filo del rasoio, devi seguire il filo del rasoio.
Ma la mente non riesce a fermarsi e scivola, scivola via nel profondo pozzo della vita.

Dopo la rovinosa caduta.