Mi pettinerei,
sorriderei,
andrei a Napoli,
mi metterei a dieta,
bacerei,
me lo condirei,
comprerei nuovi integratori, una quercia, nuovi coltelli, bacchette cinesi, il web e persino la tua pancia piatta
pur di avere
un collo da cigno.
Tag: poeta
Acque Rotte

navigavo nelle acque rotte.
perduta la rotta.
ero un rottame, un amen.
ero un rigo mai scritto per sempre.
ero nebbia ed oscurità.
prima del grande salto.
Sono l’ombra oscura della notte

Sono il tenebroso rigagnolo del nulla e m’insinuo nelle crepe bacate di muraglie spettrali.
Sono il mantello del Caos in espansione su strade e autostrade.
Nella quiete.
Ciglia senza volto

fra le
frammentazioni di un mondo che colava acido
stancamente come un mulo di seta ardita e lattiginosa
mi divincolavo nella morsa dei lenzuoli sfilacciati in menopausa fra le macchie di sangue dell’ennesimo litigio.
l’epistassi copiosa del drago mi abbacinò per lunghi istanti
e dai pertugi delle narici potevo osservare
l’andirivieni delle figure magnetiche attaccate al frigorifero
mentre annose domande friggevano a fuoco lento la mia mente.
dove stavo andando?
le mie setole iniziarono a pungere con effimera efferatezza la galassia nera delle tue ciglia senza volto avvolte da un panno madido di sudore:
dov’eri?
inesorabilmente
il soffio vitale delle tue membra
si dilatò su di me.
Trovo stelle cadute

nelle crepe.
Tronchi spezzati con poesia

Dopo perenni peregrinazioni mi ritrovai avvolto in un manto stellare
incrinato dalle cancrene.
Sotto alle unghie un pullulare di segmenti senza fine.
Scoccarono le campane. Tremò la terra.
Nessuno si accorse di nulla.
Nessuno percepì la fiamma.
L’incendio divampò ovunque.
Rapidamente.
Il treno deragliò. Tremebondo.
In fondo al fosso, esangue e con le viscere strabuzzate:
—
Siamo legna da ardere.
Siamo catene.
—
Mi aggrappai al ramo. Vacillante.
Scorze di limone, profumo di primavera mentre il mondo muore.
E alle mie spalle la luce.
Pandemonio totale

La consunta forma del mare
come la lingua biforcuta del serpente
sibila ingiurie
alle stelle.
Madreperlàcea

i cavernosi fuochi fatui
risuonano come civette
nelle brughiere
in fermentazione
Gatto in fuga

Un’ombra fuggevole e felina
come un minerale fuso dal calore della luna
s’inabissa
nei catrami
di auto bruciate
oltre il recinto
Rupe prometeica
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Dal mio giaciglio di stellemi protendo a ritroso nel temposulla succursale amorosache sbatte sul grasso blu atroce cielo
Aloni endoplasmatici lenticolari

Laceranti lacerti in coacervi scevri e vergini vertigini intingimi
Le menzogne della notte

Il mio omaggio a Gesualdo Bufalino.
Jutting Limbs #02

Il cielo contorto sfiora
le palpebre chiuse dei rami
che presto saranno gemme.
INTROSPECTION #02

Dopo secoli di attesa infine mi apparve.
Era la greve goccia d’insperata libidine conficcata nel ghiaccio secco del mio cuore.
Tramonto esplosivo

Lontano
dalle tempeste
rimiro
le lontananze
assopite fra
le mie ali.
Aurora

Un grumo di angeli
grava sull’
impalpabile
serotina
stella del mattino.
Bisogna ardere di quiete

Ricerco l’assenza

Il bagliore è una vasca vuota.
Calpesteresti la luce?
Plumbeus Osanna #02 (der Kuss)

i piedi invasati tremano sul crinale:
in un covo di nubi arse
c’è come un ticchettio di nomi notturni
che sa di bacio.
Tempesta interiore fuori dalla finestra

Dentro di me fuori dalla finestra
venti impetuosi imperversano quieti
dall’alba al tramonto nel buio umido della luce artificiale
brillano invisibili occhi di ciclone.