
I cumuli si sospendono nell’intercapedine scosceso della memoria: cosa ricordo?
L’oscuro magma ottunde le sinapsi scolorate dalle intemperie di questa bellissima giornata.
Raccolgo col cucchiaio i resuidi dell’ultima illusione.

I cumuli si sospendono nell’intercapedine scosceso della memoria: cosa ricordo?
L’oscuro magma ottunde le sinapsi scolorate dalle intemperie di questa bellissima giornata.
Raccolgo col cucchiaio i resuidi dell’ultima illusione.

gli ĄVØ costituiscono un tesseratto magicko di esperienze illusorie, matematica per irrazionale e sacra devozione all’arte
iperirrazionale.
Il loro impegno è interamente integro e frazionato in un Unicum universalis senza tempo
il loro mantra, nel sempre che li riempie di sostanze,
è:
la penombra del torchio sembra esasperante e asprigna, eppure l’habitus avico predispone, mitiga, cicatrizza.
[Così fila benone]
e la sfumatura è bella
il macigno –
Allegrona è la loro natura
allergéna l’innatura che li inplasma
trincea atavica, DIVENIENTE
— demistificazione —
ed il passerotto cinguetta
— simplettico —
noi arcoba-linee sull’abisso
noi cavalli acrobati!
noi trafori assoluti!
agitate, gocciolanti schegge B L U cobalto.
[credo che l’assemblìo sia una magna summa]
Lasciate grandinare e annebbiare il delizioso nettare degli ĄVØ:
Esso vi asseterà di eterne Oasi perdutamente complete di ogni incantevolmente MIRACOLOSA perfezione.
Pippe.
gli ĄVØ sono:
Lio Drocas, Lau Dresatè, (b)ananartista orgasmello sbuffuff, Mel Tarfuch, Circio Gnioing Matongo, Claire Demaille, Natasha Tornelli

Ho calpestato l’assenza della strada,
sono un soggetto oggettivo
che rotola verso il nulla.

I manti si accumulano sulle nostre fronde sospese: glaciazione.
Nella cortina ammucchio ombre di un presente fangoso.
Gravitano nelle fabbriche
sbalzi di stelle alpine.

Un cielo misconosciuto mi deplora.
Deploro un muro conosciuto, ignorato.
Atomo misconosciuto, micio nociuto, taciuto, cocciuto.
Misconobbe.
Voi misconoscereste?
Imóvel amanhece raia veias claras.
Uma palavra.
Folhas secas.

Giove e Saturno si abbracciano, si amano
Hanno scavato nel profondo delle loro orbite
ed hanno scagliato i loro messaggi celesti.
“Cupio dissolvi” ma ti passo il mio anello al dito e
nella televisione che scorre inebetita
come Tertulliano.
Lo sposalizio gravitazionale pende verso la
prefettura di Yamanashi dove metri di neve
il lungo sguardo deride.

Clint Eastwood:
Diamanti allo speck, odori di terra, dai retta a me
izz sie tili ed inutili sciami di passerotti sulla spiaggia, oltre l’orizzonte magma
magma dentro, filante, colante come crosta di formaggio cuccioloso bau bau
fra le onde del peregrinare nel prezioso bucato al pomodoro.

“Nei variopinti disegni dei fiori, come in segrete scritte a geroglifico, l’immutabile vive, e i fiori sono simili a orioli, ove sia sempre da leggersi l’ora giusta.”
(Ernst Jünger)

Azzardai lame di luce,
derrate, euforia, intento varco verso l’infinito
filamenti luminosi, essenza dell’universo bizzarri e simpatici ostrogoti
Fummo uovo
calore energia scrigno ipocoristico Ozu ad Oaxaca
NAGUAL

Languore amniotico dei Faraoni in combutta,
mummie sempreverdi del Dio della sapienza
traslucide imago di un mondo mai sommerso
lanternino di una Verità recondita che mi appare.
Sonetto e reperto archeologico di (b)ananartista malandrino Sbuffuz

LÍNEAS
Quisiera detenerme
en este día.
Permanecer en el mapa
de una piel
recorrida por milímetros.
Ardida y consoladora
como
la caricia de un niño.
Piel que obliga,
en hospitales y clínicas,
a que la muerte pase de largo
encandilada por ese fanal
al rojo vivo.
Poesia di Juan Gustavo Cobo Borda
Modella, attrice e mutazione: Veneno Rios

Spensieratezza che scavalca il pensabile per sempre.

Un attimo inclassificabile scaturito da un pensiero inclassificabile scaturito da un cervello inclassificabile.
Inclassificabile è la strada che percorro e che mi conduce nel plasma di un addio.
Inclassificabile

Un’incrinatura della superficie vomita variopinte ferrovie mentre dal sottosuolo s’inabissano sottoinsiemi
Ma questo dubbio mi sta facendo deridere la teoria
E’ buffo come l’intumescente groppa del corallo si abbarbichi alla psiche
(Te l’avevo detto?)
Non ho mai pronunciato il raziocinio mondano,
io che rigurgito spezie nelle vicinanze.

Eczema che mi zooma con classe la Romania sull’epiglottide,
e poi ho visto Manzoni sulle scale, addormentato sulla mandibola (bolla, Colla, collare, collirio, ginocchiera)
no, non avevo detto di continuare a sinistra dove il tetro rivo s’adunca come una foglia di ciliegio,
cilicio,
— che fustiga,
————- le fauci di alfa centauri al centro del mio universo, ipofisi.
E che le ginocchia ti siano da monito:
il perentorio flusso dell’inquisizione spagnola non giungerà a compimento
se con le labbra continui a disegnare le stelle.
_________________________________
__________________________________
Raccoglicavi Spiralato, Spirale Avvolgicavo

“La speranza è quella cosa piumata
che si posa sull’anima
canta melodie senza parole
e non smette mai.”
(Emily Dickinson)
Se mi indossi esisto:
Piuma Ciondolo, Collana con Pendente