
Biro su carta A4 (21×29 cm)
“Goethe storpia mesoni”
Biro su carta A4 (21×29 cm)
“Goethe storpia mesoni”
Odor di pioggia
s’espande nelle
nari naturali
dell’orco selvaggio,
salvifico soffio
invade i reticoli
delle memorie immemori.
Coi piedi ben piantati
a terra innalzo
i miei rami ai cieli.
Poesia, musica e piano sequenza di (b)ananartista SBUFF.
Dedicato a Giacomo Leopardi.
i tuoi tuoni sul mio moto vuoto.
Lo angosciavano le coincidenze
la neurobiologia
(psicofarmaci, nebbia mentale)
squallore sfrenato, buffonate.
polarizzata babbuccia.
escrescenze spiacevolissime, l’umore.
nel baratro emotivo,
sguardo assente,
ebbro.
non volle la dolcezza,
parametri seminali.
indicibili amatissime chiarezze.
Placidità assoluta
in cerchi concentrici,
come un raggio laser pimpante,
saetta lenta
gocciolando i suoi rintocchi
armonici nell’immensa
grotta in fiamme.
Nettare
delizioso
è questo silenzio che
in cangianti
piroette
mi percuote.
Musica e poesie di (b)ananartista sbuff
Empatia ateorica.
Sofisticata serenità.
Aumenta vocazione.
Falsifica l’essenziale.
Estingue Urti.
Penna a sfera e colori digitali su Carta A4.
Disponibile anche in formato NFT: opensea.io/bananartista
Era al telefono.
Citazione che ha ispirato questa favola:
“Maso rispose che le piú si trovavano in Berlinzone, terra de’ baschi, in una contrada che si chiamava Bengodi, nella quale si legano le vigne con le salsicce, ed avevavisi una oca a denaio ed un papero giunta, ed eravi una montagna tutta di formaggio parmigiano grattugiato sopra la quale stavan genti che niuna altra cosa facevano che far maccheroni e raviuoli e cuocergli in brodo di capponi, e poi gli gittavan quindi giú: e chi piú ne pigliava piú se n’aveva; ed ivi presso correva un fiumicel di vernaccia, della migliore che mai si bevve, senza avervi entro gocciola d’acqua. — Oh! — disse Calandrino — cotesto è buon paese; ma dimmi, che si fa de’ capponi che cuocon coloro? — Rispose Maso: — Mangianglisi i baschi tutti.”
(Giovanni Boccaccio – Il decameron)
Descrizione e valutazione del disegno:
Tecnica mista su carta – 12301 Euro
C’era una volta tanto tempo fa un uomo.
Era alto ed ombroso, livido ed imberbe.
Un giorno scoprì di avere nello stomaco un diamante.
Queste pesanti parole hanno ispirato Johann Wolfgang von Goethe
Tra riti sciamanici e storia delle droghe una conversazione di ordinaria pazzia.
Ad un tratto scatta una sessione di tiro a segno con le numerose pistole possedute da Burroughs , che però confessa di amare soprattutto i suoi gatti.
Ginsberg fu processato per oscenità.
Disegno liberamente tratto da “Non nascondermi la tua pazzia. Conversazioni”
Mi riverso sui torrioni lancinanti
ed apprezzo le avances del dirupo:
la mia vita si lega di continuo ai paradossi
che precipitano dal burrone
incompatibile.
—
Bazzecola
Un’incrinatura della superficie vomita variopinte ferrovie mentre dal sottosuolo s’inabissano sottoinsiemi
Ma questo dubbio mi sta facendo deridere la teoria
E’ buffo come l’intumescente groppa del corallo si abbarbichi alla psiche
(Te l’avevo detto?)
Non ho mai pronunciato il raziocinio mondano,
io che rigurgito spezie nelle vicinanze.
scendere lungo la schiena, percolare nelle voci fragili dei bambini smarriti, lungo i pozzi rivoltati dalla tempesta, fra le secche granaglie ammonticchiate ai bordi dei campi, nel folto degli strepiti di corvi impazziti. Brividi rivoltanti, addossati alle dolci cascate del nulla, tra le abbazie scolorite dalle intemperie e nel tuorlo di uomini senza testa.
I miei brividi volano come farfalle variopinte nel vento delle steppe.
«C’era una volta un uomo che si chiamava Albinus, il quale viveva in Germania, a Berlino. Era ricco, rispettabile, felice; un giorno lasciò la moglie per un’amante giovane; l’amò; non ne fu riamato; e la sua vita finì nel peggiore dei modi».
Nel comporre quest’opera vorticosa ed emblematica mi sono ispirato ad un quasi omonimo libro di Vladimir Nabokov nel quale echeggia:
Una risata nel buio
il fermento dei vermi corrode le carni del gigante che è arcobaleno e macello.
noi siamo qui al buio dei nostri pensieri, attoniti come gerani, assopiti su un nucleo ardente di giada.
la flebile voce delle arterie pulsa nella mente del netturbino.
appeso a un sogno, strozzato alla rovescia, misuro le costellazioni.
il luccichìo di un’onda fa appena in tempo a trafiggermi
mentre con gli occhi nelle mani farfuglio la mia ultima verità.
La mia perversa devozione al sommo poeta nato a Milano nel 1932.
Barlumi.
(Ed ombrelli).
heimat sehnsucht
C’è bisogno di aggiungere altro?
Se ti sei sempre chiesto come fosse la bocca di Boccaccio, questa è la risposta.
Scattai personalmente questa istantanea dell’umanista mentre era immerso nella scrittura del suo noto romanzo psicologico “Elegia di Madonna Fiammetta”.
Evidenti sono gli influssi stilnovistici.
C’è odor di fogna nel mio cuore.