Bocca di rosa – Fabrizio De Andrè cover decreata

Ho decreato e de-composto questa canzone per “Ricordando Fabrizio De Andrè” organizzato da Amici della Mente OdV
https://it-it.facebook.com/AMICIDELLAMENTE/
La chiamavano bocca di rosa
Metteva l’amore, metteva l’amore
La chiamavano bocca di rosa
Metteva l’amore sopra ogni cosa
Appena scese alla stazione
Nel paesino di Sant’Ilario
Tutti si accorsero con uno sguardo
Che non si trattava di un missionario
C’è chi l’amore lo fa per noia
Chi se lo sceglie per professione
Bocca di rosa né l’uno né l’altro
Lei lo faceva per passione
Ma la passione spesso conduce
A soddisfare le proprie voglie
Senza indagare se il concupito
Ha il cuore libero oppure ha moglie
E fu così che da un giorno all’altro
Bocca di rosa si tirò addosso
L’ira funesta delle cagnette
A cui aveva sottratto l’osso
Ma le comari d’un paesino
Non brillano certo in iniziativa
Le contromisure fino a quel punto
Si limitavano all’invettiva
Si sa che la gente dà buoni consigli
Sentendosi come Gesù nel tempio
Si sa che la gente dà buoni consigli
Se non può più dare cattivo esempio
Così una vecchia mai stata moglie
Senza mai figli, senza più voglie
Si prese la briga e di certo il gusto
Di dare a tutte il consiglio giusto
E rivolgendosi alle cornute
Le apostrofò con parole argute
“Il furto d’amore sarà punito”
Disse “dall’ordine costituito”
E quelle andarono dal commissario
E dissero senza parafrasare
“Quella schifosa ha già troppi clienti
Più di un consorzio alimentare”
Ed arrivarono quattro gendarmi
Con i pennacchi, con i pennacchi
Ed arrivarono quattro gendarmi
Con i pennacchi e con le armi
Spesso gli sbirri e i carabinieri
Al proprio dovere vengono meno
Ma non quando sono in alta uniforme
E l’accompagnarono al primo treno
Alla stazione c’erano tutti
Dal commissario al sacrestano
Alla stazione c’erano tutti
Con gli occhi rossi e il cappello in mano
A salutare chi per un poco
Senza pretese, senza pretese
A salutare chi per un poco
Portò l’amore nel paese
C’era un cartello giallo
Con una scritta nera
Diceva “addio bocca di rosa
Con te se ne parte la primavera”
Ma una notizia un po’ originale
Non ha bisogno di alcun giornale
Come una freccia dall’arco scocca
Vola veloce di bocca in bocca
E alla stazione successiva
Molta più gente di quando partiva
Chi mandò un bacio, chi gettò un fiore
Chi si prenota per due ore
Persino il parroco che non disprezza
Fra un miserere e un’estrema unzione
Il bene effimero della bellezza
La vuole accanto in processione
E con la Vergine in prima fila
E bocca di rosa poco lontano
Si porta a spasso per il paese
L’amore sacro e l’amor profano

il mio omaggio a Bruce Springsteen: 70 anni di strada, rock ed emozioni

Oggi “The Boss” compie 70 anni.
Per festeggiarlo ho deciso di reinterpretare una delle sue canzoni, forse la più iconica del suo repertorio, “Born in the U.S.A.”
In questo videoclip, con il sapiente aiuto del misterioso Capitan Ignoto, abbiamo cercato di rievocare l’energia, il carisma e la forza espressiva di questo sciamano del rock.
Abbiamo completamente stravolto la melodia e l’arrangiamento per lasciar rifulgere tutta la “sexiness”, il fascino e la ruvidezza del nostro carissimo “working class hero”.
Buon compleanno Bruce!

My last creations : drawings, digital art, photos and poems


———– Ottobre 2013 ——————————————–

segnali elettrici:
estrarre
il succo
della vita.

segnali celesti:
albori.

corpi stellati.

ho una
stella
dentro di me.
spegne tutta
la notte.

conduco una vita piroclastica.

sulle alte vette del
mondo ho
sprigionato il mio
spirito.

con tempismo perfetto il cielo si apre alle mie mani intrise di magia …

inconsciamente scivolo.
invaghito,
mi riconcilio a tutto.

a volte sciacalli
piombano
inaspettati
nelle notti
di brina piena.

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in un attimo
mi accorgo
dell’abbaglio subito,
del tempo trascorso,
dei meandri.
in un attimo
realizzo
l’unica cosa possibile:
il rientro.

mortificato, sospeso ed acefalo,
mi butto in una pozzanghera  di specchi.
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la luna si specchia nel mio giardino.
la interiorizzo.

è connaturato in me.

mi completo a vicenda.

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occhi spezzati
avvolti in spettri

cucire nettari di stelle

silhouette immensa fessure pressione sanguigna

udire le vite frangersi
nell’immenso lago gelato
per i sospiri
dell’amante
in fuga.

LA GALATTICA SPEME.

chilocalorie buttate in aria.
oggi proprio oggi che è Domenica
e la buccia puzza nel cestino.

tritare la troia.
manichino senza vita.

per i binari perduti,
perdutamente amarsi.
(insieme nei sotterranei interiori
lavarsi).
e perdersi.
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mi vesto
del tuo
nudo
ricordo.

——————- novembre 2013 ——————————————————————-

COS’è L’UNIVERSO ?
perentorio scoppio di grida,
silenzio di fondo , specchio delle mie brame
nottilucente nulla ?

AMEBA.
(sono l’ameba delle tue brame)
——-
(Sei
la mia)
fossile
creatura.

——
a volte sono diametralmente opposto a me stesso

(costa il contrario di te)
(mi oppongo a te stesso)

****************************************
fra impetuosi impeti empi
SAMSARA
riconcilazione con il circolo,
fumi soffusi,
foglie secche,
nel mirino
corallo
libero la mente
nel mirino
la tua faccia che
risplende
immota.
come un lago
per osmosi
con quanti di luce
ti penetro
e sondo
fino a farti sparire,
materia oscura
di questo lago latteo
perso nei tuoi pensieri.

Nella memoria
Apollo e le Ninfe,
le Muse,
la memoria calpestata,
il rientro alla norma,
lo scricchiolio delle ossa
nella faccia,
la mascella,
il vortice
della doccia
che ci accoglie
esausti.

Un mare di domande imperturbabile
disegna una linea oscura
che adombra l’orizzonte.

Nell’ombra si anima
un’esplosione di colori
inaspettata
finchè dalla cicatrice
esco a nuova vita
con un balzo.

Tutto poteva cambiare.
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—-
Ti si spense il nome


irrefrenabile freno


ricordati l’enzima

volutamente
e velatamente.

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tu sei
una goccia
di spettro nel
lavabo del
non essere.
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svisceriamo

deliziosa routine

ti si spense il nome

le orme di hermes

indoviniamoci

dove son finiti quei tempi ?

la realtà che diventa miraggio.
e poi t’interseco.

luna divina madre spurgo.
ora sto stagnando.

————–
suicidio
sui rami
delle foglie,
nelle vie
costipate,
nel sereno.

suicidio nelle
scollature delle ragazze,
nei terrazzi
nelle miniere.

suicidio sotto ai tetti,
sotto ai
letti,
nelle luci.

suicidio nei sorrisi,
e nelle voglie
che mi cuci.

suicidio a Betlemme
nelle strade,
suicidio dentro.

——————
mi antepongo.
premo.
ti ho occultata.

—-
come un cielo sbiadito mai colto

****************************************
carezzo il
tuo volto
con aliti di lapidi.
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sei palato di tigre nera.
circumnavighiamo il globo.

siamo alate comete.

——–
informe antimateria
rimbalzante ed erotica
pornospettri


c’è della poesia
in codesta ciotolo solitaria,
fumante di cibo caldo
nella sua rotonda solitudine.

LA CIOTOLA , IL GATTO E LO SPETTRO SOLITARIO.

la chiave è già aperta

una zappa incomprensibile attraversa la stanza

i pixel sono in coma.

“karamiz afrem suandex igitur andex”

inconcepibile concepisco.

mi perdo fra dolci labbra galattiche

in un cosmo comatoso, connesso a una nuova vita.
**************************************
mi estinguo
in celesti traiettorie.
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in celesti trattorie.

coglimi nel mio divenire.

oggi pensieri spensierati.

“sei la succosa cometa del mio materasso”.

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