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lievi
sussurrano
immoti guizzi
tremule dissolvenze
parole di parole
subitaneo vibro
nell’invisibile
catrame
riverberi
calore
fragore di cuori
scaglie di sillabe
trame di segreti.

Tecnica mista su carta A4 (21 x 29,7 cm , 350 gr.)
Risate astrali
come fate
in estasi criptica
in un’oasi di alati vortici
rifulgono nell’arpa arcana
che intesse
circensi incanti
decifrando
spasmi
d’armonia

Tecnica mista su carta A4 (29×21 cm)
Esplodo d’amorevoli estri,
come torre nuvolosa
svetto e gratto
la scorza dei
dolci limoni
ricolmi di steli olografici alieni
subitaneamente attratto da un
ronzio.
01-06
Era notte.
Posavo le mie membra stanche su di te, stringendoti.
C’era silenzio ma io sentivo la tua voce.
Ogni grammo di buio pesava sul mio cuore.
Ma la foschia era un brodo nutriente.
La nebbia che ci avvolgeva era il nostro sudario di stelle.
Odor di pioggia
s’espande nelle
nari naturali
dell’orco selvaggio,
salvifico soffio
invade i reticoli
delle memorie immemori.
Coi piedi ben piantati
a terra innalzo
i miei rami ai cieli.
Poesia, musica e piano sequenza di (b)ananartista SBUFF.
Dedicato a Giacomo Leopardi.

Radius
Titano, modulistica
Oral torso
Cicogne.
Nomenclatura caligine ciuffo rammendo rizzo.
Botto,
eroso sterco.

Hai mai avuto un lapsus?
L’ignavia scava nei (infervora)
i n f i n i t o
un influsso che scava nei (rimpinza)
la ganascia è occlusa,
nel flusso delle membra in-segnate dal vero.
Modella: www.instagram.com/d.i.f.y.s/ (antigone)
Foto originaria: www.instagram.com/c0balt0_/ (parallel universe)

I torciglioni della mente quantica sconquassano le budella infuocate dai tizzoni dell’avvenire.
La bruma e le zigrinature si avvolgono in un fascio di luci parallele che devastano l’atomo di carbonio.

Un cielo misconosciuto mi deplora.
Deploro un muro conosciuto, ignorato.
Atomo misconosciuto, micio nociuto, taciuto, cocciuto.
Misconobbe.
Voi misconoscereste?

Eczema che mi zooma con classe la Romania sull’epiglottide,
e poi ho visto Manzoni sulle scale, addormentato sulla mandibola (bolla, Colla, collare, collirio, ginocchiera)
no, non avevo detto di continuare a sinistra dove il tetro rivo s’adunca come una foglia di ciliegio,
cilicio,
— che fustiga,
————- le fauci di alfa centauri al centro del mio universo, ipofisi.
E che le ginocchia ti siano da monito:
il perentorio flusso dell’inquisizione spagnola non giungerà a compimento
se con le labbra continui a disegnare le stelle.
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Raccoglicavi Spiralato, Spirale Avvolgicavo

tu che mi guardi coi tuoi occhi rapiti,
tu che mi rapisci lo sguardo, che metti radici nei miei pensieri,
un fittone lungo ed infernale,
una sgualdrina celeste,
un asse smassato ed illeso,
una pietra ti ho tirato
nel tuo stagno di rifiuto,
le onde stagnanti
rifugiate in una nube
nuda.

Barbigli navali inabissati sull’orlo della tua faccia.
Facciata di chiesa romanica sradicata, decadende, con mattoncini freschi e buoni.
Odor di lavanda. Preziose ore sparse come prezzemolino sulla mente.

fra le
frammentazioni di un mondo che colava acido
stancamente come un mulo di seta ardita e lattiginosa
mi divincolavo nella morsa dei lenzuoli sfilacciati in menopausa fra le macchie di sangue dell’ennesimo litigio.
l’epistassi copiosa del drago mi abbacinò per lunghi istanti
e dai pertugi delle narici potevo osservare
l’andirivieni delle figure magnetiche attaccate al frigorifero
mentre annose domande friggevano a fuoco lento la mia mente.
dove stavo andando?
le mie setole iniziarono a pungere con effimera efferatezza la galassia nera delle tue ciglia senza volto avvolte da un panno madido di sudore:
dov’eri?
inesorabilmente
il soffio vitale delle tue membra
si dilatò su di me.
notami
annotami
annodami
denudami
denotami
nominami
dominami.
sul pavimento
luccicano i
fiori di
oleandro.
le trame dei
piccoli insetti
che camminano
hanno arso e stinto
i colori.
le loro scie
ardono odori d’oro
sul selciato.




