
“Se vuoi sarò irreprensibilmente tenero: non un uomo, ma una nuvola in calzoni.”
Vladimir Majakovskij

“Se vuoi sarò irreprensibilmente tenero: non un uomo, ma una nuvola in calzoni.”
Vladimir Majakovskij
Rispondentemi molto in fretta poichè mi stanno già cadendo le lagrime …
C’è bisogno di aggiungere altro?

Con malizia
pigia-pigia
insipido ciuco
romantico e balordo
una botte
zampino
o pelate?
Valuta attentamente ed esprimi la tua preferenza.

Ex nihilo estirpazione del rizoma falso.
(in gallia cisalpina)
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La nera pece s’innerva nella clavicola nuda
e riarsa.
Labbra lacerate
sputano insetti.
Spuntano sessi
slombati.
Tracimano
tetri
crani e
crateri.

Il mio cervello rifulge fra fulgenti astri.

Infatti contengo le mie voglie e coltivo semi antichi e dimenticati.

Le verdi valli svizzere sono ricolme di reperti archeologici. Eccone un lampante exemplum.

Se ti sei sempre chiesto come fosse la bocca di Boccaccio, questa è la risposta.
Scattai personalmente questa istantanea dell’umanista mentre era immerso nella scrittura del suo noto romanzo psicologico “Elegia di Madonna Fiammetta”.
Evidenti sono gli influssi stilnovistici.
Nel dolce
rintocco
della pioggia
trovo gli imperituri
diademi del
deserto.
Con una sola
occhiata colgo
tutta la storia
dove passato
e futuro
si fondono
in un unico
battito.
Sono alla mia
radice adesso,
nel liquido
tamburo
delle gocce.
nutrie morte
spappolate sulla
strada provinciale.
un sole spento rosso
infuocato ci
sorride.
i suoi deboli raggi
non possono disturbarci.
non ricordo l’ora
che fugge
nella foschia vibrano tenui sospesi
raggi d’eternità.

La natura rigogliosa esplode nell’attraversamento.
L’intimità della linfa circonda tutte le tue fibre vegetali alla deriva.
Vorrei essere del tuo passo lieve ombra senza peso e senza luce.
Tanti secoli fa in una valle incontaminata viveva un armadio. Il suo vicino Ettore viveva di piccoli espedienti.Dal soffitto non si poteva osservare la foresta. La città era gremita di verbi. Ma fu proprio in quel momento che il coltello si ribaltò ed andò a colpire il fulmine. Era la classica giornata primaverile, i fiori sbocciavano allegramente. La vernice non era ancora secca eppure venne toccata dal cuore del funambolo. Ed è proprio per questo motivo che apostrofarono il vigile ma La neve non smise di cadere.

C’è odor di fogna nel mio cuore.
Un nitrito lento di
> > > > > > dieci. In fretta, spogli a
> > > > > > piacimento, come una
> > > > > noncurante, li guardi e ti
> > > > > incanti noncurante della loro
> > > > > rinnovata assenza. Hai detto
> > > > > che le scapole volano
> > > > > che talpe ti scavano cunicoli
> > > > > che non volevi essere vista
> > > > così, come se le tue braccia
> > > > fossero
> > > > di nuda terra
> > > > di muta forma
> > > > di aliti caldi e
> > > dieci lamenti. Stanno sotto
> > > i tavoli caldi,
> > > i sapienti,
> > > le strisce salmastre del
> > > trepido pelo sul viso
> > segnato dal tempo
> > che
> > corre sulle narici
> > della strana bestia
> a terra, nuda – la tua
> lussuria, unica
> radiosa
> canna da zucchero
> luccicante
> la tua fronte
> inasprita dal tempo.
> È ora : anche adesso
> Le fronde scuotono
> alberi ritagliati
> in una foglia
> sbattuta sui cigli della
> strada nella tua bocca.
> Taci – ma ovunque dicono
> che è arrivata l’ora più chiara
> nelle tue labbra da zucchero
> e vapore che ci lascia
> sbandare sulle scie da
> lidi lontani e
perduti. Le tue braccia
sono remi, spingono
le tue reni verso
la tua lingua, fai un verso
per me, divertente,
ma piangi
nel grande pozzo
senza capo nè coda
nel mezzo dell’oscurità.
scritto e estrapolato a dodici raggi kabuki da (b)ananartista e Bianca Brecce.
possederti in perfetto stile pornoalpino.
notami
annotami
annodami
denudami
denotami
nominami
dominami.